La morte di Tamás Ambrus colpisce nel profondo la pallanuoto fiorentina, perché ha rappresentato, e continuerà a farlo, una sorta di eroe sportivo e umano per chi ha avuto modo di incrociare la sua vicenda.
Che sia un compagno di squadra, un allievo, un avversario, un collega, un amico.
La pallanuoto è sport di epica, ma in Tamás si incontravano anche aspetti umani ed etici impossibili da replicare. Eccellente esempio, eccellente sportivo, capace di gesti immensi, tecnici e non.
Per chi ha avuto la possibilità di condividere molti di questi aspetti con Tamás, rimarranno indelebili i momenti di profonda generosità, di correttezza verso gli altri, di rettitudine nella gestione di atleti e società, al pari di un entusiasmo e un amore sconfinato verso ogni progetto affrontato, verso ogni idea o passione a cui si dedicasse.
Tamás sapeva farsi rispettare per una sua naturale autorevolezza, che nasceva dalla profonda conoscenza del nostro sport, ma che, a differenza di tanti, prendeva forza dalla sua assoluta volontà di condivisione.
Il dolore che adesso proviamo diventerà vuoto e assenza, la mancanza di un punto di riferimento; tuttavia, che siate stati compagni, allievi, amici, o che semplicemente abbiate condiviso un tratto di strada con questo uomo straordinario, sappiate che avete incrociato un immortale del nostro sport e un esempio destinato ad essere tramandato attraverso le generazioni.
Per questo vogliamo salutare Tamás con un semplice “ciao”, anzi con un bel “szevasz”, nella sua lingua fatta di armonia.
Perché siamo sicuri che tornerà, quando meno ce l’aspetteremo, nella nostra vita di tutti i giorni, con una forza inimmaginabile, la sua.
Nella foto il celebre rigore parato di piede da Tamás a Mauro Pagliarini, nello scatto di Walter Marè